PRANA- IL RESPIRO DELLA MATERIA, LA LUCE DELLA COSCIENZA N. 6

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YOGA VASISTHA

corvo-bianco-e-nero--71x_vrana_afrika_dsm7235La storia di Bhusunda

(…) Bhusunda continuò: “Passò lungo tempo, o saggio e nel corso del tempo i miei fratelli abbandonarono la loro esistenza fisica e ascesero al cielo del Signore Shiva. In effetti, persino le persone dalla lunga vita per quanto santi e forti sono consumati dal Tempo.”

Vasistha chiese ancora: “Com’è che sei rimasto intoccato dal calore, dal freddo, dal vento e dal fuoco?” Bhusunda continuò: “In verità, essere incarnato come un corvo disprezzato dalla gente non è uno stato felice, sebbene il Creatore abbia ampiamente provveduto alla sopravvivenza persino dell’umile corvo. Ma noi siamo rimasti immersi nel Sé, felici ed appagati: perciò siamo sopravvissuti a dispetto di tante calamità Siamo rimasti fermamente stabiliti nel Sé, avendo abbandonato le vane attività che non sono altro che tormento per il corpo e per la mente. Per questo nostro corpo fisico non c’è miseria né nella vita, né nella morte; perciò rimaniamo come siamo, non cercando null’altro al di fuori di ciò che È. Abbiamo visto il destino dei mondi. Abbiamo abbandonato mentalmente l’identificazione con il corpo. Stabilito nella conoscenza del Sé e rimanendo su quest’albero, assisto al passaggio del tempo. Attraverso la pratica del pranayama mi sono elevato al di sopra della divisione del tempo. Perciò, sono in pace all’interno del mio cuore e non sono influenzato dagli eventi del mondo. Che tutti gli esseri svaniscano o che vengano in esistenza; non abbiamo alcuna paura. Che tutti questi esseri entrino nell’oceano conosciuto come Tempo o meno, noi siamo seduti sulle sponde di quell’oceano e perciò non ne siamo toccati. Non accettiamo né rigettiamo; sembriamo essere, ma non siamo ciò che sembriamo essere. Così rimaniamo su quest’albero. Sebbene ci impegniamo in diverse attività, non restiamo coinvolti nelle modificazioni mentali e così non perdiamo mai il contatto con la Realtà. Signore, quel nettare per cui gli dei frullarono l’oceano è inferiore alle benedizioni che fluiscono dalla presenza stessa di saggi come te. Non considero nulla di più lodevole della compagnia dei saggi che sono liberi da tutte le brame ed i desideri. Anche se ho già conseguito la conoscenza del Sé, considero che la mia nascita è stata oggi realmente realizzata, in quanto ho visto te e ho goduto della tua compagnia.”

Bhusunda continuò: “Questo albero che realizza i desideri non è scosso dalle varie calamità naturali, né dai cataclismi causati dagli esseri viventi. Ce ne sono stati molti in cui i demoni hanno cercato di distruggere o sopraffare la terra, come quando il Signore è intervenuto e l’ha riscattata. Durante tutti questi, quest’albero è rimasto intoccato. Persino l’inondazione ed il bruciante calore del sole della dissoluzione cosmica non sono riusciti a scuoterlo. A causa di questo, noi che dimoriamo su di esso siamo sfuggiti al danno: il male sopraffà colui che vive in un luogo indegno e non in un luogo santo.”

Vasistha chiese: “Ma, alla fine della vita del cosmo, quando ogni cosa è dissolta, come sei riuscito a sopravvivere?”

Bhusunda rispose: “Durante quel periodo, o saggio, io abbandono questo nido, proprio come un uomo ingrato abbandona il suo amico. Quindi rimango unito allo spazio cosmico, totalmente libero da ogni pensiero e modificazione mentale. Quando i dodici soli cosmici riversano insopportabile calore su questa creazione, io pratico la dharanavaruni e rimango intaccato. (Varuna è il signore delle acque: la dharanavaruni è la concentrazione su Varuna). Quando soffia il vento con tale forza da sradicare persino le montagne, io pratico la dharanaparvati e rimango intaccato (Parvata è il signore delle montagne e la dharanaparvati è la sua contemplazione). Quando l’intero universo è inondato dalle acque cosmiche, io pratico la dharanavayu e rimango intoccato (Vayu è il dio del vento e la dharanavayu è la contemplazione dell’essenza del vento). Poi rimango come nel sonno profondo sino all’inizio del successivo ciclo cosmico. Quando il nuovo Creatore comincia a creare nuovi cosmi, io ritorno alla mia dimora in questo nido.” Vasistha chiese: “Perché gli altri non sono in grado di fare ciò che tu hai fatto?”

Bhusunda rispose: “0 saggio, la volontà dell’Essere Supremo non può essere trasgredita: è Sua volontà che io debba essere così e che gli altri siano così come sono. Uno non può scandagliare o misurare ciò che deve essere. In conformità alla natura di ciascuno, quello che deve essere, avviene. Perciò, in accordo con la mia forza pensiero o concezione, quest’albero si trova in ogni ciclo del mondo, in questo luogo e in questa maniera.”

Vasistha chiese: “Gioisci tale longevità da suggerire che tu abbia conseguito la Liberazione finale! E sei saggio, coraggioso e un grande yogi. Ti prego, dimmi quali straordinari eventi ricordi, concernenti questo e il precedente ciclo del mondo.”

Bhusunda disse: “Ricordo che ci fu un tempo in cui su questa terra non c’era nulla. Né alberi, né piante, né persino montagne. Per un periodo di undicimila anni la terra fu coperta dalla lava. In quei giorni non c’era né giorno né notte al di sotto della regione polare poiché nel resto della terra non c’erano né il sole né la luna. Soltanto metà della regione polare era illuminata. Allora i demoni governavano la terra: erano ignoranti, potenti e prosperi. La terra era il loro campo di giochi. A parte la regione polare, il resto della terra era coperto di acqua e poi, per lunghissimo tempo, l’intera terra fu coperta di foreste, eccetto la regione polare. Poi sorsero grandi montagne, ma senza alcun abitante umano. Per un periodo di diecimila anni, la terra fu coperta dai cadaveri dei demoni. Ci fu un tempo in cui gli dei che erano soliti aggirarsi per i cieli svanirono dalla vista a causa della paura e la terra era diventata simile ad una singola montagna! Ricordo molti tali eventi: ma lascia che ti narri ciò che è importante. Durante la mia vita ho visto l’apparizione e la scomparsa di innumerevoli Manu (i progenitori della razza umana). Ci fu un tempo in cui il mondo era privo degli dei e dei demoni, era uno splendente uovo cosmico. In un altro tempo, la terra fu popolata da brahmini dediti all’alcol, sudra che ridicolizzavano gli dei e donne poligame. E ricordo ancora un’altra epoca in cui la terra era coperta di foreste, quando l’oceano non si poteva nemmeno immaginare e quando gli esseri umani venivano creati spontaneamente. In un altro periodo non c’era né la montagna né la terra; gli dei e i saggi dimoravano nello spazio. In un altro tempo non c’erano né gli dei, né i saggi, né altri. L’oscurità prevaleva ovunque. Innanzitutto sorse la nozione della creazione. Poi la luce e la divisione dell’universo. Poi, uno dopo l’altro, furono creati diversi esseri, così pure come le stelle ed i pianeti. Vidi che durante un’epoca fu il Signore Vishnu a creare l’universo, durante un altro fu Brahma ed in un altro fu Shiva.”

Bhusunda continuò: “Naturalmente ricordo saggi come te, dee come Gauri, demoni come Hiranyaksa, re come Sibi, del recente passato e di lontane epoche. 0 saggio, questa è l’ottava volta che tu hai preso nascita come il saggio Vasistha e questa è l’ottava volta che ci incontriamo. Un tempo tu nascesti dallo spazio, un altro dall’acqua, un altro dal vento, un altro da una montagna e poi dal fuoco. Qualunque cosa stia accadendo nella presente creazione è avvenuta esattamente nello stesso modo durante le tre precedenti, ma ricordo gli eventi di dieci tali creazioni. In ogni epoca ci sono stati saggi che hanno esposto la verità e rivelato i Veda. Ci sono stati Vyasa che hanno scritto le storie antiche. E ripetutamente Valmiki ha composto il sacro Ramayana. Oltre a ciò, un sacro libro di saggezza che contiene le tue istruzioni a Rama è stato anch’esso registrato da un saggio conosciuto come Valmiki: originalmente aveva centomila versi. Anche in quest’epoca sarà registrato da Valmiki per la dodicesima volta. Al fine di distruggere i demoni, il Signore Vishnu rinasce ripetutamente come Rama: questa sarà l’undicesima volta e il Signore Vishnu si incarnerà come Krishna per la sedicesima volta. Comunque, tutto questo è apparizione illusoria, il mondo in quanto tale non è una realtà. Sembra essere reale alla mente illusa. Sorge e cessa nel battito di una ciglia come increspature nell’oceano. I tre mondi erano simili durante qualche epoca ed in altre erano completamente dissimili. A causa di tutte queste differenze, in ogni epoca ho nuovi amici, nuovi parenti, nuovi servi e nuove dimore. Qualche volta dimoro sull’Himalaya, altre volte nelle montagne Himalayane ed altre ancora, a causa di tendenze ereditate, prendo la mia dimora qui, in questo nido. Anche le direzioni cambiano di epoca in epoca. Poiché sono sopravvissuto persino alla notte del Creatore Brahma, conosco la verità riguardo a questi cambiamenti. Ma questo mondo non è né reale né irreale. La sola realtà è il movimento dell’energia all’interno della Coscienza Cosmica. Ciò, a causa di illusa comprensione, appare come questa creazione e scompare: tale illusione causa anche confusione di relazioni e doveri. In alcune epoche, il figlio si comporta come il padre, l’amico come un nemico e l’uomo come la donna. Qualche volta nel kali yuga le persone si comportano come se prevalesse il krita yuga e viceversa.”

Vasistha chiese: “0 Bhusunda, com’è che il tuo corpo non è stato consumato dalla morte?”

Bhusunda rispose: “0 saggio, tu conosci ogni cosa, tuttavia poni questa domanda al fine di addestrare l’eloquenza del tuo servo. Risponderò alla tua domanda, poiché l’obbedienza è la miglior forma di adorazione per i santi. La morte non desidera uccidere colui che non ha raga-dvesa (attrazione ed avversione) o false nozioni e vasana. La morte non desidera uccidere colui che non soffre di malattia mentale, che non intrattiene desideri e speranze che danno origine alle ansietà e alle preoccupazioni, che non è avvelenato dall’avidità, il cui corpo e mente non sono bruciati dal fuoco dell’ira e dell’odio, che non è macinato dal mulino della lussuria, che è fermamente stabilito nella pura consapevolezza di Brahman, l’Assoluto. 0 saggio, questi mali non si avvicinano nemmeno a colui il cui cuore ha trovato lo stato di suprema quiescenza e tranquillità. Né le malattie del corpo e della mente lo influenzano. Colui la cui mente e cuore sono stabiliti nella pace suprema non è toccato dagli accecanti mali nati dall’avidità e dall’odio. Egli non cerca né rigetta, non dà né raccoglie, sebbene sia costantemente impegnato nell’appropriata azione. Ogni gioia e felicità e tutte le qualità propizie volano verso di lui. Perciò, o saggio, si dovrebbe rimanere fermamente stabiliti nell’imperituro ed eterno Sé che è libero dall’ignoranza e da ogni ricerca. Si dovrebbe uccidere il fantasma della dualità o della divisione e fissare il cuore sull’Unica Verità che sola è dolce all’inizio, nel mezzo ed alla fine. Né nella compagnia di dei e demoni, né in quella degli artisti o delle ninfe celesti, si trova gioia permanente. Uno non può scoprire ciò che è eternamente buono né nel cielo né nella terra, né persino nel mondo inferiore – in nessuna parte di questa creazione. Tutte le attività sono piene di malattie fisiche e mentali e molte forme di infelicità: l’eterno bene non si trova in esse. Tale eterno bene non si trova in nessuna delle attività dei sensi, poiché le loro esperienze sono macchiate da un inizio e perciò da una fine. Né la sovranità dell’intero mondo né il conseguimento della forma di un Dio, né lo studio delle scritture, né l’impegnarsi nel lavoro altrui, né l’ascoltare o il recitare storie, né la longevità, né la morte, né il cielo, né l’inferno è comparabile allo stato mentale di un santo.”

Bhusunda continuò: Il migliore di tutti gli stati, o saggio, è invero la visione dell’Unica, Infinita Coscienza. Persino la mera contemplazione del Sé che è Coscienza Infinita bandisce il dolore, pone fine alla lunga visione di sogno dell’apparizione del mondo, purifica la mente ed il cuore e disperde preoccupazioni e sfortune. Quella contemplazione del Sé è priva di agitazione mentale. È facile per quelli come te, piuttosto difficile per quelli come me. Ma questa contemplazione del Sé ha, per così dire, dei compagni che assomigliano da vicino a tale contemplazione; tra loro c’è la contemplazione della forza vitale o prana che mette uno in grado di sopraffare il dolore e di promuovere ciò che è propizio. Io ho adottato questa contemplazione. È quella contemplazione del prana che mi ha donato la longevità ed anche la conoscenza del Sé. Ora te la descriverò. Giusto nel mezzo di questo corpo, ci sono le sottili ida e pingala. Ci sono tre ruote simili a loti. Queste ruote sono composte di carne ed ossa. Quando l’energia vitale bagna le ruote, i petali o i raggi di queste ruote simili a loti cominciano a vibrare. Le energie vitali si espandono a causa di ciò. Queste nadi allora si irradiano al di sopra ed al di sotto. I saggi chiamano questa energia vitale con nomi diversi – prana, apana, samana, ecc., – a causa delle sue diverse funzioni. Queste funzioni ricavano la loro energia dal centro psichico centrale che è il loto del cuore. Quell’energia che così vibra nel loto del cuore è conosciuta come prana: mette in grado gli occhi di vedere, la pelle di sentire, la bocca di parlare, il cibo di essere digerito ed esegue tutte le funzioni nel corpo. Ha due ruoli differenti, uno al di sopra e uno al di sotto ed è allora conosciuta come prana ed apana, rispettivamente. Io sono devoto ad esse. Essendo devoto ad esse, vivo come nel sonno profondo, per sempre nella Coscienza omogenea. Colui che adora il prana e l’apana, in questo modo, non rinasce in questo mondo ed è liberato da ogni schiavitù.

Bhusunda continuò: Il prana è costantemente in moto all’interno ed all’esterno del corpo: il prana è quell’energia vitale che è stabilita nella parte superiore. L’apana è similmente e costantemente in modo all’interno ed all’esterno del corpo, ma dimora nella parte inferiore. Ti prego, ascolta la pratica del controllo di questa forza vitale. Il movimento dell’aria vitale o prana verso l’esterno, a dodici dita dal proprio corpo (all’altezza della fronte o del naso) è il rechaka (espirazione). Lo stato in cui l’apana rimane nel dwadasanta (in quello spazio) è il kumbhaka (sospensione del respiro) esterno. Quando il movimento del prana verso l’esterno è cessato e fino a che l’apana non sorge è il kumbhaka esterno. Quando, comunque, l’apana è fluito all’interno senza che il prana sia sorto, quello spazio è chiamato kumbhaka interno. Colui che conosce questo non rinasce più. Che uno stia procedendo o stia fermo, sveglio o addormentato, queste energie vitali, che sono naturalmente irrequiete, sono controllate da queste pratiche. Allora qualunque cosa uno faccia o mangi, non è l’agente di quelle azioni. In pochissimi giorni consegue lo stato supremo. Colui che pratica questo non è attratto dagli oggetti esterni. Coloro che sono investiti di questa visione – che essi siano fermi o in moto (attivi o inattivi) – non sono vincolati: hanno conseguito Quello che è degno di essere conseguito.

Bhusunda continuò: Quando le impurità del proprio cuore e della propria mente sono state distrutte, essendo così dediti al prana ed all’apana, si è liberati dall’illusione, si consegue il risveglio interno e si riposa nel proprio Sé anche quando si compie ciò che si deve compiere. Signore, il prana sorge nel loto del cuore e termina ad una distanza di dodici dita al di fuori del corpo. L’apana sorge nel dvadasanta (a dodici dita dal corpo) e termina nel loto del cuore. Così l’apana sorge dove il prana termina. Il prana è come una fiamma diretta verso l’alto e all’esterno; l’apana è come l’acqua e va verso il basso in direzione del loto del cuore. Se uno è in grado di raggiungere quello spazio dove l’apana si unisce con il prana, non si angoscia né rinasce più. In effetti, è soltanto il prana che attraversa una modificazione ed appare come apana, dopo aver abbandonato il suo bruciante calore. Poi, lo stesso prana, avendo abbandonato la freschezza della luna, ottiene la sua natura come fuoco purificante del sole. Colui che conosce la verità concernente il sorgere ed il tramontare del sole e della luna nel proprio cuore, non rinasce più. L’apana termina nel cuore dove sorge il prana. Dove il prana nasce, là l’apana perisce. Quando l’apana nasce, là cessa il prana. Quando il prana ha cessato di muoversi e quando l’apana sta per sorgere, si sperimenta il kumbaka (ritenzione del respiro) esterno; radicati in questo, non ci si angoscia più. Quando l’apana ha cessato di muoversi e quando il prana è sorto appena un po’, si sperimenta il kumbaka interno; radicati in questo, non ci si angoscia più. Bhusunda continuò: Se si pratica il kumbaka (sospensione del respiro) dopo aver esalato il prana ad una distanza superiore a quella da dove sorge l’apana (dodici dita), non si è più soggetti al dolore. 0, se uno è in grado di vedere lo spazio all’interno di se stesso, prima che il respiro inalato si tramuti nell’impulso per l’esalazione, egli non rinasce più. Vedendo dove il prana e l’apana terminano i loro moti ed aggrappandosi fermamente a quello stato di pace, non si è più soggetti al dolore. Se si osserva acutamente il luogo e l’esatto momento in cui il prana è consumato dall’apana, non ci si angoscia. 0, se si osserva acutamente il luogo e l’esatto momento in cui l’apana è consumato dal prana, la mente non sorge più. Perciò, scorgi quel luogo e quel momento in cui il prana è consumato dall’apana e l’apana è consumato dal prana all’interno ed all’esterno del corpo, poiché in quel preciso momento in cui il prana ha cessato di muoversi e l’apana non ha ancora iniziato la sua attività, sorge un kumbaka che è privo di sforzo: il saggio considera questo uno stato importante. Dove c’è sospensione spontanea del respiro, c’è lo Stato Supremo. Questo è il Sé, la Pura Coscienza Infinita. Colui che raggiunge questo non si angoscia. Contemplo quella Coscienza Infinita che è la Presenza che dimora all’interno del prana, ma che non è né il prana né diversa dal prana. Contemplo quella Coscienza Infinita che è la Presenza dimorante all’interno nell’apana, ma che non è né l’apana né diversa dall’apana. Quello che È dopo che il prana e l’apana hanno cessato di essere e che è nel mezzo tra il prana e l’apana – contemplo quella Coscienza Infinita. Contemplo quella Coscienza che è il Prana del prana, che è la Vita della vita, che sola è responsabile per la preservazione del corpo; che è la Mente della mente, l’Intelligenza dell’intelletto, la Realtà nel senso dell’ego. Saluto quella Coscienza in cui tutte le cose dimorano, da cui esse emergono, che è Tutto e ovunque e che è Tutto in tutto ed eterna; che è il Purificante fra tutti e la cui visione è la più meritevole. Saluto quella Coscienza in cui il prana cessa di muoversi, ma l’apana ancora non sorge e dimora nello spazio di fronte al naso. Saluto la Coscienza che è la sorgente sia del prana che dell’apana, che è l’energia sia nel prana che nell’apana e che mette i sensi in grado di funzionare. Saluto quella Coscienza che è in effetti l’essenza dei kumbaka interno ed esterno, che è la sola Meta della contemplazione del prana, che mette in grado il prana di funzionare e che è la causa di ogni causa. Prendo rifugio in quell’Essere Supremo.’

Bhusunda continuò: ‘Con la pratica regolare e sistematica del pranayama, che ho descritto, ho guadagnato lo stato di purezza e non sono disturbato nemmeno quando il monte Meru viene scosso. Questo stato di samadhi o totale equanimità non è perduto nemmeno quando cammino o sto fermo, che io sia sveglio, addormentato o immerso nel sogno. Con la mia visione rivolta verso il Sé, riposo nel Sé, in tutte le condizioni della vita, qualunque cambiamento possa avvenire nel mondo o nell’ambiente. Così ho vissuto fin dal tempo della precedente dissoluzione cosmica. Non contemplo né il passato né il futuro: la mia attenzione è costantemente diretta al presente. Faccio ciò che deve essere fatto nel presente, senza pensare ai risultati. Senza considerazioni dell’essere o del non essere, del desiderabile e dell’indesiderabile, rimango nel Sé, perciò sono felice, in salute e libero dalle malattie. Il mio stato è il frutto della contemplazione del momento dell’unione del prana e dell’apana; non intrattengo vane nozioni come: ‘Ho ottenuto questo ed otterrò anche quello.’ Non lodo, né critico nessuno, né nulla, in nessun momento; la mia mente non esulta nel guadagnare ciò che è considerato benefico, né si deprime nel conseguire ciò che è considerato nocivo; da qui, il mio stato di felicità e salute. Abbraccio la suprema rinuncia, avendo rinunciato persino al desiderio di vivere; così la mia mente non intrattiene brame, ma è pacifica ed equilibrata. Scorgo l’unico Substrato comune a tutte le cose e non sono preoccupato da pensieri come: ‘Che cosa farò ora?’ o ‘Che cosa otterrò domani?’, non sono disturbato da pensieri di vecchiaia o morte, o dalla brama di felicità, né considero qualcosa come “mio” e altro come “non mio”. Conosco che ogni cosa, in ogni tempo, ovunque, non è altro che l’Unica Coscienza Cosmica. Questi sono i segreti del mio stato di felicità e salute. Non penso: ‘Sono il corpo’, nemmeno quando impegnato nell’attività fisica, poiché conosco che questa apparizione del mondo è illusoria e vivo in essa come se fossi profondamente addormentato. Non sono disturbato né dalla prosperità né dall’avversità quando mi sono concesse, poiché le considero con visione equanime. Qualunque cosa faccio non è toccata dal desiderio o dal fango del senso dell’ego, così non perdo la testa quando sono potente e non vado a mendicare quando sono povero; non lascio che le speranze e le aspettative mi tocchino e persino quando una cosa è vecchia e sciupata, la guardo con occhi freschi come se fosse nuova. Mi rallegro con coloro che sono felici e condivido l’angoscia di coloro che sono colpiti dall’angoscia, poiché sono l’amico di tutti, conoscendo che non appartengo a nessuno e nessuno appartiene a me. So di essere il mondo, tutte le attività in esso e la sua intelligenza. Questo è il segreto della mia longevità” Allora dissi a Bhusunda: “Meravigliosa è invero la tua storia, o Signore. Benedetti sono coloro che ti possono vedere. Tu sei come un secondo Creatore. Gli esseri come te sono davvero rari. Ho guadagnato grande merito vedendoti. 0 Rama, nell’udire questo, Bhusunda mi rese omaggio e a dispetto delle mie rimostranze, mi accompagnò per qualche distanza tenendo strettamente la mia mano in gesto d’amicizia Poi ci separammo: e la separazione degli amici è in effetti un difficile evento. Tutto questo avvenne nell’epoca precedente (kritayuga) ed ora è il Tretayuga. Tale è la storia di Bhusunda, o Rama: anche tu pratica il pranayama descritto da Bhusunda e sforzati di vivere come lui.”


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