PRANA – IL RESPIRO DELLA MATERIA, LA LUCE DELLA COSCIENZA N.4

LIPSI E 5 ISOLE 2012 693

 

Dice Swami Sivananda:

“Prana è la somma di tutte le energie contenute nell’universo”

La scienza del controllo del prana si chiama “Pramayama” (ayama = controllare, padroneggiare). Tradurre “Pranayama” con “esercizi respiratori” significa ridurre e limitare il significato di Pranayama. Il “Prana” è considerato la somma di tutte le energie vitali dell’universo. Ovunque c’è movimento nell’universo, là si manifesta il Prana.
Il Prana è l’energia di base che anima tutte le forme della vita, non è la materia grezza ma l’energia che l’aziona.
Il Prana accompagna la vita dalla sua origine, la mantiene e la controlla.
“Chi conosce il Prana, conosce lo Yoga…” (Swami Sivananda)
Lo yogi è, per definizione, un essere che ha acquisito la capacità di percepire il prana, e di sentire l’entrata dell’energia cosmica sottile, nel suo sistema individuale, di regolare e modularne la quantità, e di percepire i suoi canali (le nadis), di dirigerla verso i centri (chakras).
Il pranayama non è l’ultima tappa dello yoga, ma esso prepara allo sviluppo degli altri stadi, che sono livelli ancora più sottili di controllo e di utilizzo dell’energia a livello psichico come il pratyahara, ossia il ritro dei sensi, dyana, la meditazione e il samadhi, lo stato di illuminazione. Tutti i trattati classici, sono d’accordo nel considerare il Pranayama, un preliminare allo yoga. Senza conoscenza del Prana, senza percezione cosciente di questa energia, non c’è Yoga, ma solo una ginnastica o degli esercizi rspiratori, utili per la salute del corpo ma privi di quel dinamismo essenziale.
Il nostro respiro è la bilancia di tutte le nostre attività corporali. Quando camminiamo, quando dormiamo, quando leggiamo, automaticamente modifichiamo la respirazione. Il ritmo e l’ampiezza del nostro respiro, riflettono in ogni momento lo stato della nostra affettività e della nostra vita psichica. L’ansia, la gioia, la concentrazione modificano il respiro.
La respirazione è una funzione mista, regolata in parte dal nostro sistema nervoso, e in parte da noi, per cui modificando volontariamente il respiro e modulandolo, possiamo modificare il funzionamento dello stato psico-fisiologico del nostro essere e modificare lo stato psicologico in noi. E’ importante che ognuno di noi, sviluppi la consapevolezza di questa energia sottile, che esercita una funzione sul nostro corpo fisico e sul nostro stato psicologico. Occorre mettere in atto, se si vuole entrare in contatto con questa energia, un’attenzione vigile, usando tecniche appropriate; innanzitutto il corpo deve essere fermo, in una posizione stabile, comoda e senza tensioni, idonea al Pranayama e l’attenzione deve essere indirizzata verso l’interno. Bisogna stare immobili, con la colonna vertebrale diritta ed equilibrata, e i muscoli completamente abbandonati.
Si inizia a rallentare il soffio, in modo da renderlo quasi impercettibile e ad equilibrare il volume d’aria entrante per ogni narice. Si segue l’aria inspirata attraverso le narici e la si guida consapevolmente verso i polmoni. Questa prima pratica è l’allenamento di apertura per le tecniche successive del Pranayama. E’ necessaria una grande pazienza, in modo da non turbare la pratica e soprattutto è necessario praticare nel senso del Karma Yoga, il che significa agire, senza essere attaccati ai risultati.


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