estratto dal pamphlet introduzione teorica
… Nei secoli che hanno visto l’uomo impegnato nell’ indagare la sua origine e il senso della sua dimensione minuscola nella vastità che osserva e abita, si sono attestate due macroaree speculative.
Quella occidentale che – nonostante l’affermarsi delle tre religioni monoteiste – ha sostanzialmente seguito la via della polarità: esiste un Creatore dalla cui volontà e benevolenza tutto procede o rovina , e un creato sottoposto al suo giudizio.
Quella orientale, e in specifico quella indiana, che ha voluto tenacemente esplorare il richiamo dell’Uno fino a trovare una sapienza osservabile e replicabile che ha chiamato Yoga – che significa appunto Unione o disciplina unificativa, come è inteso il termine nella Bagavadgita.
Con un salto quantico possiamo quindi sintetizzare che:
L’uomo, e il cosmo che abita, è quindi <Generato, non Creato>: un attributo che in occidente è riservato esclusivamente al divino.
In questa prospettiva interiore ogni atto diventa una celebrazione. La celebrazione di questa solidarietà cosmica è il senso più intimo celato nell’esecuzione del gesto e della parola rituale. Fondanti sono soprattutto i suoni che sorgono dalla frequenza vibratoria dell’energia unitaria di origine : verranno codificati come bija mantra – mantra/suoni seme. La voce dell’uomo può riprodurli, la sua mente ricordarli: e questo permette di fare eco, come a tenere più alto il volume di quella voce così sottile che riporta alla dimensione di pace e di – come la chiameranno – sat /essere/ chit/coscienza/ ananda/beatitudine : Beatitudine. E soprattutto diventano chiave di accesso per replicare l’esperienza.
Celebrare – in virtù della coscienza di essere un tutt’uno con l’universo – diventa anche un modo di prendere consapevolezza dei ritmi della vita nelle diverse forme in cui essa si manifesta e si esprime, e anche un modo di mantenerne cooperanti i livelli. Il rito celebra anche la rivelazione – sruti – che è , in sostanza, un’autorivelazione e il cui processo è la rivelazione stessa.
Ad entrambe le latitudini questo Oltre, questo Uno è Dio, ma il sentimento iniziale di seguire l’uno piuttosto che il due sviluppa nel concreto della vita e della storia dell’uomo visioni e realizzazioni molto differenti.
A occidente si è “costretti” a stipulare un’ Alleanza
A oriente si è “liberi” di ritornare all’Origine: Moksa ( Kaivalya il termine usato da Patanjali negli Yoga Sutra) è il termine yogico che definisce il successo di questo viaggio a ritroso di riunificazione e significa proprio liberazione, emancipazione – deriva dal desiderativo della radice muc lasciare, abbandonare, liberarsi. Se realizzi questo stato mentre sei ancora in vita sei un jivan (vivente) mukta – un liberato in vita.
Affermare che tutto il molteplice è Uno non equivale ad affermare che è tutto “uguale”: anche perché l’esperienza della molteplicità è innegabile.
Un’affermazione come quella contenuta nel Ratnasara Tantra:
<< Colui che realizza la verità del corpo può arrivare a conoscere quella dell’ Universo >> non sta affermando esattamente che l’uomo è la replica in miniatura dell’universo ma che nella sua corporeità operano le stesse leggi e gli stessi principi: leggi e principi che originano dalla stessa sorgente … che è divina.
E se ci lascia perplessi il ricorso a una visione “divina”, forse può “sbloccarci” considerare che anche la scienza fisica moderna sta convergendo nella meta-fisica. Dopo secoli spesi a scovare l’origine della materia dividendola fino a non vederla neanche più ad occhio nudo, ora che ha trovato conferma dell’elemento che sembra mostrare la meta finale, il bosone di Higgs, lo chiama ” la particella di Dio ”.
La via della ragione per sua propria natura ci obbliga alla dimostrazione di ciò che abbiamo dedotto dall’osservazione di un fenomeno : eppure il risultato sarà sempre viziato dall’intervento del soggetto che lo osserva pertanto non ci restituisce integralmente la sua verità.
La via dell’ascolto sottile, al contrario, allontana il tumulto soggettivo dei come e dei perché. Silenzia il pensiero attivo e apre il confine della mente all’intuito che afferra tutto insieme il disegno: il perché, e il come. il Microcosmo/ corpo-mente dell’uomo , e il Macrocosmo /mondo – universo, sono interdipendenti.
L’ ascolto che risponde alla domanda primordiale < CHI sono? COME sono arrivato qui? COME sono? PERCHE’ sono? > diventa una visione che individua la mappa da seguire per ritrovare ogni volta questa connessione che restituisce quel senso dell’essere e dell’esistenza che l’uomo perde così facilmente… a qualsiasi latitudine! Diversamente non si spiegherebbero millenni passati a sperimentare e raffinare un sistema – che è sistema di pensiero ma anche metodo, strumento e meta da raggiungere, e che è conosciuto come Yoga.
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Ora iniziamo l’esperienza : come insegna lo yoga tantrico la Conoscenza diventa Verità solo quando è sperimentata nel proprio corpo
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